25 Feb Coronavirus e figli a casa: come affrontare la nuova routine?
Con lo stop alle scuole a causa del COVID-19, quella che inizialmente poteva sembrare una breve vacanza agli occhi di bambini e ragazzi è diventato un periodo di tempo più prolungato che necessita di essere riorganizzato al meglio.
Molti genitori in questo momento si staranno chiedendo come affrontare la nuova routine con i propri figli a casa nel migliore dei modi.
Sicuramente per alcuni questo periodo potrebbe fornire un’occasione di crescita e di confronto per tutta la famiglia potendo trascorrere più tempo insieme. Sappiamo però che la “convivenza forzata” potrebbe far emergere qualche elemento di criticità proprio perché gli equilibri precedentemente creati diventano precari.
L’assenza prolungata da scuola può suscitare domande diverse nei bambini e nei ragazzi, in base alla fascia d’età, e non sempre di facile risposta. I più piccoli, ad esempio, fanno fatica ad identificare il pericolo in un virus “invisibile”, e si chiedono se sia proprio la scuola a essere considerata un luogo pericoloso oppure se sia la situazione generale ad esserlo. Per tale ragione, è importante spiegare ai figli le vere ragioni delle misure di sicurezza stabilite dal Governo con un linguaggio semplice e chiaro, conciso e adatto all’età. In questo modo si impedisce al bambino di sostituire le motivazioni reali con fantasie e paure eccessive e lo si aiuta a responsabilizzarsi sulle regole da seguire. I bambini inoltre non hanno la stessa percezione del tempo che hanno gli adulti e l’interruzione della routine può determinare un senso di angoscia che deve essere prevenuto attraverso una nuova gestione degli orari casalinghi preservando, per quanto possibile, le abitudini del bambino (i pasti, i giochi, il ritmo sonno-veglia ecc).
Per rassicurare i propri figli, i genitori possono provare ad impersonare un ruolo a cui forse avevano rinunciato negli anni, cioè quello di compagni di giochi, escogitando attività fantasiose ed educative, come ad esempio cucinare insieme oppure sfidarsi a giochi da tavolo, provando a dare normalità alla situazione di emergenza.
Per i ragazzi più grandi, invece, lo scenario complessivo risulta essere più chiaro. Tuttavia, vedendo gli adulti di riferimento smarriti, potrebbero entrare anche loro in uno stato di allerta. Per dirimere i dubbi degli adolescenti, il suggerimento è di instaurare un confronto con loro e di fare chiarezza, veicolando le informazioni a vari livelli di profondità conformemente alle loro richieste e alla loro età. Gli adolescenti sicuramente soffrono di più della misura del distanziamento sociale, perché gli incontri e le amicizie rappresentano una dimensione fondamentale della loro vita e vivono il gruppo come punto di riferimento primario. Una soluzione possibile potrebbe essere quella di permettere ai ragazzi di organizzarsi in videochiamate di gruppo per mantenere i contatti sociali, cercando di evitare però “l’overdose digitale” di social. Ulteriore criticità per gli adolescenti in casa riguarda la gestione degli spazi domestici: da un lato il genitore, impegnato in smart-working, teme che il figlio perda tempo tutto il giorno, ed è portato a violarne alcuni spazi di privacy e dall’altro i ragazzi tendono a vedere il genitore in casa come un adulto invadente. È importante quindi impostare con tutta la famiglia un “piano giornaliero” alternando momenti di condivisione familiare a tempi gestiti in autonomia.
È fondamentale, soprattutto in questo periodo, che la famiglia diventi una comunità per affrontare i temi della paura e della preoccupazione insieme. Bisogna da un lato indicare ai ragazzi la strada più opportuna per tutelare la loro salute e responsabilizzarli nel modo appropriato sul rispetto delle misure igieniche e sociali da seguire e dall’altro pro-vare a condividere con loro le proprie emozioni rispetto al momento storico che stiamo vivendo, facendo attenzione a filtrare le preoccupazioni personali.
Quindi occorre prima di tutto ascoltarli e lasciare che siano loro a esprimere i propri sentimenti e pensieri e solo dopo cercare di spiegare. Gli adulti sono chiamati a parlare con i propri figli, ad essere un modello per loro, cercando di tenerli distanti dal contatto diretto con la televisione, che in questi giorni lancia messaggi particolarmente impegnativi sul piano emotivo.
Anche l’OMS suggerisce di aiutare i bambini e i ragazzi a trovare modi positivi per esprimere sentimenti come la paura e la tristezza in un ambiente sicuro e di supporto proprio perché ognuno ha il proprio modo di esprimere le emozioni.
Bisogna sottolineare infine che i bambini sono dei grandi “osservatori” e soprattutto nelle situazioni di stress osservano i comportamenti, i marker espressivi e l’emotività degli adulti e li utilizzano a loro volta come strumenti per gestire le proprie emozioni quindi bisogna fornire loro esempi adeguati e trasmettere fiducia.