20 Set Nuove sfide per la psicoterapia online: la storia di Sara
Gli adolescenti in DAD
Con l’implementazione massiva della didattica a distanza i ragazzi si sono dovuti interfacciare sempre più con il mondo delle piattaforme di comunicazione digitale e ciò ha garantito il prosieguo degli insegnamenti, dando la possibilità di seguire le lezioni da casa, di mantenere i contatti con gli insegnanti e i compagni di classe e di poter sperimentare una forma alternativa di apprendimento attraverso modalità virtuali. Tali aspetti positivi tuttavia si sono scontrati con uno degli obiettivi principali dell’età adolescenziale, ovvero il distacco dalle figure genitoriali e l’esplorazione delle relazioni sociali nel gruppo dei pari. Tali relazioni sono state compromesse dall’introduzione delle misure di distanziamento fisico, aumentando l’isolamento sociale. Nel caso specifico della sintomatologia legata all’ansia sociale, tale condizione ha caratterizzato in un primo momento, un miglioramento a breve termine dei connotati ansiosi dovuti alla diminuzione delle occasioni sociali; ma a lungo termine, ha causato una esacerbazione degli evitamenti e una maggiore difficoltà di riadattamento alle routine (Khan et al., 2020).
La tele-psicologia
La pandemia ha comportato cambiamenti rapidi e senza precedenti al panorama delle cure della salute mentale, spingendo i professionisti a modificare il consueto setting terapeutico. In questa nuova realtà, la psicoterapia online applicata all’età evolutiva si è posta come un’alternativa per evitare brusche interruzioni ai trattamenti ed ha ottenuto importanti prove di efficacia e di soddisfazione da parte dei giovani che risultano più a loro agio con i mezzi di comunicazione digitale.
La letteratura recente ha evidenziato (Z. Kostova, 2021) una serie di punti di forza degli interventi sul web con gli adolescenti come ad esempio: meno drop-out rispetto alla terapia in presenza; l’alleanza terapeutica che è risultata essere simile a quella della modalità tradizionale ed è applicabile a vari contesti clinici.
Tale modalità, per la sua implementazione, necessita di condizioni materiali e tecniche quali: la disponibilità da parte del minore e dei familiari a condurre gli incontri online, l’accesso ad un computer, tablet o smartphone con webcam, una linea internet stabile, disponibilità di poter utilizzare una stanza con una porta o una zona della casa riservata e lontana dagli altri membri della famiglia e un tavolo o scrivania. Infine è necessaria la presenza in casa di un adulto di riferimento per motivi di sicurezza. Le sessioni sono più brevi rispetto alla seduta tradizionale. Vi è la possibilità di connettersi in modo più attrattivo e flessibile e di adeguare gli interventi all’età del minore, ai suoi interessi e al contesto di appartenenza. Attraverso la condivisione dello schermo, vi è la possibilità di guardare sé stessi e il terapeuta mediante la webcam e ciò consente un maggior automonitoraggio emotivo e comunicativo, utile per favorire la consapevolezza.
La storia di Sara
Presento qui il trattamento terapeutico online attraverso la storia di Sara, una ragazzina di 13 anni con un disturbo di ansia sociale. La ragazza, in affido familiare, presenta una serie di vulnerabilità importanti dovute ad esperienze sfavorevoli infantili di trascuratezza e violenza assistita. I genitori affidatari decidono di contattarmi, dopo aver osservato le difficoltà di Sara sia nel rapporto con i pari che con gli adulti di riferimento. In particolare i genitori descrivono la ragazza come inibita, eccessivamente riflessiva e timorosa del giudizio degli altri. Tali problematiche interpersonali si sono intensificate nell’ultimo anno a seguito delle restrizioni causate dalla pandemia da Covid-19. È stato avviato il percorso di psicoterapia online utilizzando la piattaforma di Skype in data 17 febbraio 2021.
Sara ha mostrato una iniziale rigidità rispetto alla modalità online. Tali difficoltà sono state spunto di riflessione condivisa nei primissimi momenti dell’intervento. Nel corso del primo colloquio, la fase di socializzazione è stata utile oltre che a “rompere il ghiaccio” a prendere confidenza con la piattaforma utilizzata e a comprendere insieme quali strumenti potessero esserci utili al fine di una buona riuscita dell’intervento. Abbiamo sperimentato la possibilità di condividere lo schermo, sistemato le fotocamere e il volume dell’audio. Un aspetto che ho sentito come importante fin dalla prima seduta è stato spiegare a Sara la questione dello sguardo: le ho chiarito che poteva avere la sensazione che non la guardassi negli occhi perché la telecamera del computer è collocata al di sopra dello schermo e abbiamo fatto qualche prova per trovare la posizione più adatta dei rispettivi monitor per poter sintonizzare al meglio lo sguardo. Sono state poi concordate le regole del setting, quali la necessità di tenere la porta chiusa per tutta la durata dell’incontro per poter garantire alla ragazza uno spazio di privacy, controllare prima di ogni incontro la connessione ad internet e le impostazioni audio e video di Skype per evitare di avere distrazioni o interruzioni nel corso della seduta; è stato condiviso con i genitori e i fratelli la necessità di non interrompere la nostra video chiamata entrando nella stanza o chiamando Sara.
La sintomatologia presentata dalla ragazza era caratterizzata da:
- ansia marcata nelle situazioni sociali in cui teme di ricevere un giudizio negativo da parte degli altri, (come ad esempio iniziare una conversazione con un compagno di classe, chiedere all’insegnante maggiori spiegazioni ecc);
- attivazione neurovegetativa (rossore, sudorazione) nelle situazioni sociali temute;
- ansia anticipatoria e rimuginio rispetto alle possibili conseguenze temute;
- evitamenti sociali (aspetta che siano gli altri a coinvolgerla, difficilmente propone alle amiche di uscire, se è in disaccordo con i fratelli o con i genitori spesso resta in silenzio evitando di esprimere le sue opinioni);
- autocritica in riferimento al non essere riuscita ad affrontare la situazione “come avrebbero fatto gli altri” di essere “diversa” e meta-vergogna: timore che gli altri si accorgano e la giudichino a causa del rossore causato dalla vergogna.
Sono stati poi concordati gli obiettivi terapeutici, utilizzando lo strumento il foglio word in condivisione dello schermo. La principale richiesta di aiuto della ragazza ha riguardato la volontà di essere “come gli altri” ovvero di acquisire un maggior senso di autoefficacia personale e di voler essere “più aperta con i compagni di classe”. Sente di voler migliorare la qualità delle relazioni interpersonali. Teme inoltre che con il ritorno alla quotidianità post-pandemia, lei non riesca ad integrarsi nuovamente nel gruppo classe e di essere esclusa dagli altri.
L’intervento online
Nel corso delle sedute, si è proceduto alla psico-educazione emotiva sull’ansia e attraverso la visione condivisa di una parte del film Disney “Inside out” a cui è seguita una discussione e un brain-storming rispetto alle componenti dell’emozione.
Attraverso schede di lavoro e la registrazione del livello di intensità delle emozioni provate attraverso il “termometro delle emozioni” Sara ha consentito un maggiore accesso ai propri pensieri e vissuti.
Si è quindi proceduto con la modifica dei pensieri disfunzionali, attraverso schede di lavoro improntate all’esplorazione di alternative più realistiche e funzionali rispetto alle situazioni sociali temute. In questo modo abbiamo potuto monitorare il miglioramento del senso di autoefficacia nel corso del tempo.
Partendo da un episodio in cui ha raccontato di essersi sentita osservata in modo critico da un compagno, lo schermo del computer ha fornito l’occasione per disegnare e ridistribuire lo spazio mentale dell’altro, favorendo il Sara il decentramento. Sara ha ripetuto l’esercizio a casa ogni volta che ha avuto la sensazione di essere al centro dell’attenzione e del giudizio altrui.
Durante gli incontri abbiamo poi creato un power point per l’addestramento all’assertività. Siamo partite da un brain storming sulla definizione di diritti assertivi; fatto giochi di ruolo per far esercitare Sara in interazioni sociali immaginarie. Le affermazioni assertive elicitate sono state poi ripetute fino a quando non si è sentita maggiormente soddisfatta dell’andamento della conversazione sperimentando poco o per niente disagio. Il tal modo la ragazza si è riconosciuta una maggiore capacità di affermare i propri bisogni e il proprio punto di vista a prescindere dall’esito positivo o negativo dell’interazione sociale, sentendosi più sicura di sé.
Risultati raggiunti
Allo stato attuale, Sara risulta maggiormente consapevole dei suoi pensieri e delle sue emozioni in riferimento alle situazioni sociali temute. È stata riscontrata una riduzione dei pensieri disfunzionali e incremento di modalità comunicative maggiormente adattive. Oggi la ragazza si sente più accettata dal gruppo classe. È migliorata anche la sicurezza in sè stessa e la sua visione degli altri e del mondo.